psicologi in ascolto

Francesco Renna

UNA POSSIBILE SOLUZIONE NEL DIALOGO

In questo periodo problematico due notizie di cronaca, tra le altre, catturano la nostra attenzione: il 10 ottobre 2020 a Roma ha avuto luogo la manifestazione dei negazionisti che dava voce al popolo dei no mask e delle persone che rivendicano la presenza di una dittatura sanitaria che costringe a limitazioni delle libertà civili, perché “il virus è un’invenzione”. La seconda notizia riguarda “due negazionisti che inseguono un’ambulanza fino a casa del paziente positivo. Poi insultano gli infermieri: “Girate a vuoto”. Succede a Torino e bersaglio degli insulti sono medici e operatori sanitari”. (Younipa.it, 20 novembre 2020).

Questi episodi, a prima vista incomprensibili ed estremi, sono l’esempio dell’esistenza di un ampio fronte (in Italia ma soprattutto negli USA) che va dai negazionisti ai no vax , no mask o complottisti di vario genere che in rete, ma non solo, trovano voce ed espressione. Fronte che si allarga a chi  oggi nega i cambiamenti climatici o in passato l’Olocausto.

La cronaca di questi giorni ci porta ad analizzare i motivi e il perché alcuni individui negano, con convinzione e partecipazione emotiva, alcuni aspetti della realtà che ai più appaiono evidenti.  La negazione del fatto che la pandemia esista o che sia un’invenzione da parte dei mass media controllate da poteri non definibili, non andrebbe derubricata a semplice delirio o farneticazioni di matti, ma cercata di spiegare all’interno delle complesse reazioni dell’animo umano. I modelli cognitivi non chiariscono e non riescono a spiegare le cause profonde del negazionismo (Alessandro Bruni, 2020), quanto invece ha fatto la psicoanalisi che ha definito il diniego come il fenomeno psichico che disconosce i dati oggettivi della realtà particolarmente angoscianti e potenzialmente percepiti come dannosi per l’individuo.

Il diniego, pur essendo un meccanismo difensivo arcaico, e per questo rigido e difficile da scardinare, va detto che per sua natura difende e protegge l’individuo dalle esperienze esterne virtualmente angoscianti e distruttive. Per questo gli individui che lo utilizzano proteggendosi (in maniera aggressiva e disfunzionale) da alcuni elementi della realtà andrebbero comprese e non banalmente stigmatizzate come deliranti o peggio matte.

Essendo un meccanismo inconscio di difesa dalla realtà esterna, serve a tutelare gli individui dall’angoscia e dalla paura generati da alcuni eventi ed esperienze traumatiche che si riscontrano soprattutto nei pazienti psicotici, permettendo di negare l’esistenza dell’evento stesso. Se questo viene rapportato all’interno di una intera società il negazionismo sembrerebbe il sintomo psicotico manifestato da alcuni gruppi sociali. Sintomo che si associa ad aggressività e idee paranoiche volte a trovare un nemico esterno. Elementi, questi, che si traducono in attacco alla scienza o a chiunque provi a contrapporsi a questa tesi in maniera ragionevole.

Il negazionismo, pur essendo un fenomeno non solo recente, pone l’accento sui cambiamenti e le divisioni della nostra società. Aumenta sempre di più il fronte di persone che, attraverso la rete, alimentano teorie del complotto e idee persecutorie. Questa tendenza negli ultimi anni sta creando una frattura tra porzioni di società in contrapposizione (in questi giorni resa ancora più evidente dalla scelta sulla vaccinazione). La tendenza all’utilizzo di meccanismi arcaici, rigidi e istintuali in conflitto con la conoscenza e la ragione rischia di allargare la frattura e la possibilità di una comunicazione tra queste parti con il rischio di una vera e propria scissione.

Aumentare la possibilità di dialogo, superando i social media e comunicazione online, potrebbe prevenire l’accrescere di questa distanza, prima di tutto, comunicativa. 

pubblicato su 180gradi.org

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