Serena Canetri
L’adolescenza rappresenta uno dei momenti più intensi e psichicamente dinamici che l’essere umano attraversa, nel suo carattere di provvisoria e momentanea indefinitezza, nei suoi sfumati confini tra l’essere psichicamente- fisicamente adulti ed il temporeggiare in uno stadio psichico precedente associato all’infanzia.E’ qui che cominciano a delinearsi più chiaramente le potenzialità e le possibilità già presenti in modo embrionale nel periodo precedente, che andranno a costituire le basi di quelle sfide che l’adolescente nella sua crescita dovrà necessariamente affrontare.
Nel caso di un’evoluzione armoniosa e sana egli riuscirà a superare con successo i vari compiti di sviluppo all’interno di un percorso fondamentalmente lineare, pur nelle sue temporanee turbolenze e criticità: le trasformazioni coorporee, i rapporti sessuali, il confronto con il gruppo dei pari e l’individuazione rispetto alla famiglia d’origine verranno affrontati progressivamente e nonostante le varie forme di disagio psichico che in quest’epoca possono manifestarsi, non si assisterà ad un totale arresto.
Completamente diverso è il caso in cui lo sviluppo precedente non abbia permesso lo sviluppo di un Io sufficientemente integrato tale da affrontare e sostenere quelle tappe rispetto alle quali il giovane adulto si troverà impreparato e che determineranno un breakdown, una drastica rottura di un equilibrio interno estremamente precario.Il giovane adulto metterà in atto una serie di strategie difensive evitando e allo stesso tempo, proteggendosi, dalla crescita e dagli inevitabili movimenti che questa richiede. Cosa succede dunque nei casi più gravi?In che modo si manifesta l’esordio della patologia schizofrenica in adolescenza?
Un sintomo clinico dominante è l’ansia che “da un vago senso soggettivo di disagio e di timore per qualcosa di indefinito, aumenta più o meno lentamente fino a diventare angoscia profonda”( Carilli, Delle Chiaie, 1997). Il funzionamento premorboso dell’adolescente, che solitamente passa inosservato essendo spesso descritto da familiari e amici, come una normale crisi passeggera, è caratterizzato da un cambiamento affettivo, emozionale e comportamentale a cui di solito si associano ritiro ed isolamento sociale, in modo progressivo.Inizialmente il ritiro può riguardare una specifica area come la scuola o il gruppo dei pari, per poi interessare tutta le rete relazionale del soggetto, che comincia a perdere la motivazione alla ricerca ed al mantenimento dei rapporti interpersonali. Si riduce la capacità del giovane adulto di svolgere un comportamento finalizzato, evento che spesso attribuisce a sensazioni immotivate di stanchezza e di perdita d’interesse in assenza di veri e propri vissuti depressivi, che determina un abbassamento del rendimento scolastico ed allo stesso tempo il manifestarsi di nuovi interessi estremamente ristretti e settoriali, con caratteristiche di stranezza e bizzarria. A questo quadro cominciano ad accompagnarsi modificazioni del pensiero che assumono i caratteri di ideazioni magiche e sfumate idee di riferimento. Molto frequenti nella fase iniziale sono le preoccupazioni somatiche immotivate o bizzarre, focalizzate su una specifica parte del corpo insieme a vissuti di depersonalizzazione e derealizzazione che determinano un aumento dell’ansia:comincia in questa fase ad essere percepita in modo insolito,nuovo e minaccioso la vita esterna ed interna. Per cui mentre”l’adolescente non psicotico conserverà anche al culmine della crisi un contatto adeguato con la realtà” ed il suo atteggiamento “rimarrà comprensibile anche a coloro che non hanno particolari conoscenze psicologiche, ciò non avverrà nel caso del giovane schizofrenico il cui comportamento apparirà caotico e privo di scopi realistici” (Marcelli, Braconnier, 1983). A questo punto, solitamente, si manifestano i primi sintomi psicotici con la specificità relativa a questo periodo del ciclo di vita ovvero:allucinazioni , in particolare uditive, con contenuti di minaccia, comando o che commentano il comportamento del soggetto e deliri ancora poco strutturati con contenuti di carattere persecutorio, somatico, religioso o grandioso. In particolare le trasformazioni somatiche che l’adolescente deve integrare nell’immagine di sé, la costruzione di un’identità maggiormente integrata e complessa ed i necessari investimenti che devono essere effettuati verso il mondo esterno, definiscono le traiettorie secondo le quali si stabilisce e si sviluppa la psicosi. Prevarranno disturbi dell’immagine corporea con inquietanti sentimenti di stranezza che potranno spesso esitare in condotte automutilatrici ed autodistruttive e frequenti saranno le tematiche deliranti legate alla filiazione o all’identità sessuale, come riflesso dell’assenza di coerenza interna e della diffusione dei confini del sé. A questo si aggiungono sentimenti di inferiorità e perdita di autostima a cui frequentemente anche l’adolescente sano è soggetto, ma che nell’esordio psicotico esploderanno in maniera difensiva nei deliri megalomanici, attraverso quindi un’esteriorizzazione che ostacola lo sviluppo e l’elaborazione interna. La fragile struttura dell’Io del giovane adulto, non sarà nemmeno in grado di districarsi nel mondo degli investimenti affettivi interpersonali, permanendo in uno stato di ripiegamento su di sé che lo protegge ma al contempo lo blocca in una dimensione di assenza di contatto con la realtà. E’ quindi di fondamentale importanza riuscire a riconoscere e valutare nella giusta ottica, il disagio e la sofferenza portati dal giovane adulto in modo da poter attuare interventi di sostegno e psicoterapia che lo sostengano nel suo sviluppo e prevengano il rischio di cronicizzazione.
immagine di Pexels da Pixabay CC-license