La scelta del Partner

Autrice Francesca DI Bastiano

Una delle prime domande che ci si può porre parlando della scelta del partner è perché si sceglie un partner. Single incalliti potrebbero sostenere di non aver mai scelto partner perché non lo hanno mai voluto o non ne hanno mai avuto bisogno, ma anche quella è una scelta. Possiamo sostenere quindi che, per quanto riguarda ovviamente la cultura occidentale, quella che ogni individuo fa anche nelle relazioni occasionali e non stabili è una scelta, cosi come è una scelta rinunciare ad avere un partner ma non necessariamente questo è un indicatore di mancanza di un bisogno. Un partner si può scegliere per svariati motivi, utilitaristici, di pressione sociale o familiari. Uno dei motivi principali però è che l’uomo ha una serie di bisogni che vanno dai bisogni di attaccamento- accudimento a quello sessuale. Se il primo è legato al bisogno di sicurezza e all’istinto di protezione che ci spinge ad accudire le persone più deboli, il secondo è strettamente legato al bisogno di prosecuzione della specie e quindi alla funzione riproduttiva di ogni individuo (Angelo,1999).

Quali sono però i fattori che sottendono la scelta di un partner piuttosto che un altro? Possono influire oltre alle caratteristiche individuali di ciascuno fattori sociali, economici nonché familiari, di affinità psicologica o sessuale. Questa mescolanza di elementi determina quella che Goethe chiamava “affinità elettive” e che spiegava come “sottile affinità chimica in virtù della quale le passioni si attirano e si respingono, s’associano, si neutralizzano e poi si separano e ricompongo un’altra volta.

Ma questi fattori come interagiscono tra loro? Se nel dire popolare il principio che si crede sia alla base della scelta è un principio di diversità “e quindi gli opposti si attraggono” la tradizione popolare ci ricorda “anche che si somiglia si piglia”. Qual è la verità allora? Probabilmente entrambe. Perché se è vero che l’attrazione preliminare quella fisica passionale ha bisogno per esistere di diversità, di contrasto, di curiosità e desiderio di scoperta, o di fortuità di elementi che sfuggono all’umano controllo, è vero pure che elementi di affinità di pensiero, di come si approccia alle situazioni, la condivisione di scelte quotidiane, di come trascorrere il tempo libero, come trascorrere le vacanze sono ottimi indicatori di una longevità della coppia, ma anche la base di un desiderio preliminare di conoscersi e relazionarsi.

Vediamo quindi che da un punto di vista individuale quello che di fatto si verifica nell’innamoramento è un’idealizzazione di sè e della persona scelta. La scelta del partner difficilmente è legata a caratteristiche del soggetto amato. Nell’innamoramento, infatti, ci innamoriamo dell’immagine che l’altro ci rimanda di noi e dell’immagine che a lui rimandiamo. (Scabini, 1995).  Questo si dimostra considerando infatti che pur rimanendo di ciascuno le stesse l’amore può finire. In tal senso vediamo come la scelta del partner può basarsi su un’attenzione o disattenzione selettiva che permette a ciascuno di focalizzarsi sulle caratteristiche del partner che costituiscono una risorsa per la relazione, o al contrario trascurare quelle che possono essere minacciose.

A livello familiare invece si può scegliere un partner per somiglianza o per contrasto con le figure genitoriali del sesso opposto al proprio: c’è infatti chi cerca nel partner una riproposizione di una relazione fondamentale e quindi si scegli un partner che somigli il più possibile al genitore del sesso opposto al proprio, e chi invece al contrario sceglie un partner che è in apparente contrasto con quanto i genitori si aspettino da lui o da lei (Togliatti & Lubrano Lavadera, 2002).

Nella scelta del partner quindi contribuisce l’esperienza relazionale di ciascun individuo. Cosi vediamo come le relazioni significative passate forniscono una sorta di punto di riferimento per cui la relazione nascente si realizza per somiglianza o differenza da queste; in questo senso le relazioni che si sperimentano hanno un ruolo privilegiato nel bagaglio di ognuno di noi. Le modalità relazionali sperimentate all’interno della famiglia modellano costantemente la nostra modalità di percepire il mondo intorno a noi, indirizzando la nostra capacità di scegliere. In questo senso vediamo come la scelta del partner, cosi come altre scelte significative vanno ad attingere ad un bagaglio esperienziale che si costituisce lungo l’arco della nostra vita, fin dalle prime ore. Parte di questo bagaglio si esprime attraverso il mito e il mandato familiare, laddove il mito il mito familiare rappresenta la funzione essenziale e fondatrice di una famiglia senza il quale la famiglia stessa cesserebbe di esistere. Il mito è un insieme di rappresentazioni e valori condivisi che organizza i ruoli essenziali dei membri della famiglia nel corso della loro vita, il mandato, invece, rappresenta il compito più o meno esplicito che ogni individuo deve assolvere in termini di ruoli e scelte da fare per assecondare il mito,(Onnis, 2004). La scelta del partner è il risultato di una mescolanza tra il mito (con il suo relativo mandato) e ricerca di soddisfacimento di bisogni più personali; il prevalere dell’uno o dell’altro dipenderà dalla forza di ciascuno di questi elementi e dalla relazione che una persona ha con la sua famiglia di origine (Angelo, 1999).

La prevalenza degli uni rispetto agli altri deriva dalla tipologia di relazioni intessute all’interno della famiglia stessa. Quanto più il mito è articolato e ricco tanto più saranno le possibilità di sviluppo e scelta per i membri della famiglia; quando invece una componente tende a prevalere sulle altre questa avrà un peso nell’indirizzare la scelta in un’unica o in poche direzioni; questo elemento è in rapporto al grado di differenziazione raggiunto dall’individuo e alla sua capacità di elaborazione del mito stesso, cioè con il suo grado di autonomia e individuazione.

immagine di Antonio Volzone