Disturbo Bipolare

Cosa è?

Il Disturbo Bipolare rientra nella categoria dei Disturbi dell’Umore e si caratterizza per l’alternanza di stati d’umore eccessivamente alto (mania) e patologicamente basso (depressione). Nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders – V Edition), il capitolo specifico per i disturbi bipolari comprende principalmente il disturbo bipolare I, il disturbo bipolare II e il disturbo ciclotimico. 

Quanto è frequente?

La prevalenza del disturbo bipolare nella popolazione generale è del 2% circa, e sale fino a 6% se vengono considerati anche i sottotipi di bipolarità appartenenti allo spettro bipolare. Il rapporto di genere per il disturbo bipolare è pressoché uguale, anche se i maschi sembrano maggiormente colpiti rispetto alle femmine. 

A CHE ETÀ COLPISCE?

L’età media di esordio del primo episodio maniacale, ipomaniacale o depressivo è di circa 18 anni per il disturbo bipolare di tipo I. Il disturbo bipolare di tipo II può insorgere in tarda adolescenza e durante tutta l’età adulta e la patologia sembra cominciare spesso con un episodio depressivo. Infine, il disturbo ciclotimico di solito esordisce nell’adolescenza o prima età adulta e si ritiene che rispecchi una predisposizione temperamentale che può manifestarsi sin da bambini.  

Caratteristiche del disturbo Bipolare di Tipo I:

Per la diagnosi di disturbo bipolare di tipo I è sufficiente la presenza di almeno un episodio maniacale nell’arco di vita del soggetto. L’eventuale presenza di episodi depressivi, nonostante non sia necessaria per la diagnosi, è altamente probabile. 

Il DSM-5 definisce un episodio maniacale come un periodo di tempo di almeno 7 giorni nel quale si osserva un tono dell’umore eccessivamente elevato, espanso, eccitato o irritabile e un conseguente aumento anormale ed eccessivo delle normali attività quotidiane. La presenza di almeno tre di questi sintomi consente di poter fare diagnosi di episodio maniacale: 

  • Autostima elevata e senso di grandiosità
  • Diminuzione del bisogno di dormire
  • Maggiore loquacità
  • Fuga delle idee e sensazione che i pensieri si succedano velocemente
  • Distraibilità
  • Aumento delle attività quotidiane (ad esempio aumento del tempo di lavoro o delle ore di studio) o agitazione psicomotoria (cioè attività immotivata non finalizzata)
  • Coinvolgimento in attività rischiose e dannose (acquisti incontrollati, investimenti imprudenti…)

CARATTERISTICHE DEL DISTURBO BIPOLARE DI TIPO II:

Il DSM-5 stabilisce che per poter fare diagnosi di disturbo bipolare di tipo II siano necessari almeno un episodio di depressione maggiore e almeno un episodio ipomaniacale.

L’episodio ipomaniacale si differenzia dall’episodio maniacale poiché deve avere una durata di almeno 4 giorni e le condizioni cliniche non rendono sicuramente necessario un ricovero, mentre disturbo depressivo maggiore deve durare almeno due settimane.

I criteri del DSM-5 per diagnosticare una fase depressiva in un disturbo bipolare sono sovrapponibili a quelli del disturbo depressivo maggiore. È soprattutto durante le fasi depressive (particolarmente pesanti e invalidanti) che i pazienti con disturbo bipolare II vengono diagnosticati. Durante le fasi ipomaniacali, infatti, caratterizzate da scarsa o assente consapevolezza di malattia, il paziente tende a non richiedere aiuto.

CARATTERISTICHE DEL DISTURBO CICLOTIMICO:

La caratteristica essenziale del disturbo ciclotimico è un’alterazione del tono dell’umore cronica, fluttuante, che implica numerosi periodi con sintomi ipomaniacali e periodi con sintomi depressivi (per almeno due anni) che però non raggiungano l’intensità dei sintomi del disturbo bipolare classico. L’alterazione dell’umore deve essere presente da almeno due anni. 

CONSEGUENZE

Soffrire di un disturbo riconducibile allo spettro bipolare abbassa notevolmente la qualità percepita della propria vita e limita il normale funzionamento lavorativo, familiare e affettivo.

COSA FARE?

La psicoterapia nel trattamento dei disturbi dello spettro bipolare è, ad oggi, lo strumento più valido ed utilizzato. Spesso, ci si avvale dell’ausilio farmacologico di stabilizzatori dell’umore. Il trattamento mirerà quindi ad intervenire sia sulla sintomatologia evidente portata dal paziente che sulla sofferenza sottostante.

Foto di Sydney Sims su Unsplash