Autore Luca Boccassi
Quando la redazione di 180gradi mi ha chiesto di scrivere un articolo sulla dipendenza da internet ho subito risposto si. Poco dopo ho capito di essermi messo nei guai.
Come impostare il tema? Come provare a descriverlo?
La dipendenza da internet si pone da subito all’attenzione come un fenomeno complesso, sfaccettato, multiforme, trasversale e, soprattutto, molto attuale.
Sotto la definizione dipendenza da internet si annoverano fenomeni differenti come il gioco online (e non) compulsivo, la esasperata ricerca di informazioni attraverso il web, la compulsione nell’e-commerce, nel sesso virtuale, nella partecipazione a social ecc ecc.
Di fronte a tanta complessità e multiformità occorre, come prima cosa, cercare di fare un po di chiarezza. Per capire meglio il fenomeno è opportuno cominciare dalla distinzione, operata in lingua anglosassone, tra dependance ed addiction. In lingua anglofona con dependance si indica la dipendenza fisico-chimica; in altre parole la condizione in cui l’organismo necessita di una sostanza per funzionare. Al contrario, per addiction, termine di origine latina che indicava lo schiavo a causa dei debiti, si intende una condizione generale in cui la dipendenza psicologica spinge alla ricerca dell’oggetto, senza il quale l’esistenza diventa priva di significato (Guerreschi). In Italia, per giustificare un comportamento che da una semplice o comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi o sostanze o comportamenti che sfociano nella condizione patologica si usa universalmente il termine dipendenza (Wikipedia). La distinzione, che potrebbe apparire capziosa, non lo è affatto; si sta parlando, riferendosi all’addiction, di comportamenti attinenti alla ricerca di significato personale. Quindi, nel caso di un utilizzo patologico di internet” il significato anglosassone di addiction è sicuramente il più aderente. Si sta parlando quindi di internet addiction.
Ma cosa è una internet addiction?
Come anticipato all’interno del termine Internet Addiction Disorder (IAD) sono racchiusi (Kimberly Young) almeno cinque tipologie differenti di addiction: ciber-sessuale (sesso virtuale), ciber- relazioni (social network ed affini), giochi in rete, sovraccarico cognitivo (ricerca spasmodica di maggiori informazioni) e gioco al computer (solitari o similari).
Ognuno di noi passa spesso molto tempo, per lavoro o svago, al computer, sullo smarthphone o sul tablet. In che momento, quindi, si può parlare di addiction e quando no? Nel rispondere alla domanda ci può venire in aiuto un criterio che ritengo sensato: si può parlare di internetaddictionquando si fa di internet un uso così prolungato da trascurare gli affetti familiari, il lavoro, lo studio, le relazioni sociali e la propria persona. Abbiamo quindi definito il tempopassato al computer (o smartphone o tablet) come la variabile principale per poter parlare di addiction o meno.
Abbiamo cercato di definire quando si può parlare di addiction e quali sono le possibili tipologie di addiction legate ad internet, ma ancora non abbiamo risposto alla domanda sicuramente più importante: come si sviluppa una addiction? Come mai si diventa dipendenti? E da cosa?
Gregory Bateson, afferma che non sia il tipo di droga o di attività a causare dipendenza ma l’interazione tra soggetto, oggetto (attività o sostanza) ed il contesto in cui l’interazione avviene, mentre Guerreschi sostiene che la dipendenza non è un vizio o una malattia ma un processo che si innesca quando una persona, nel contatto con un particolare oggetto (o esperienza), si sperimenta in maniera diversa e considera tale esperienza come positiva e più funzionale”.
Nel tentativo di spiegare il fenomeno si introducono quindi due variabili assolutamente importanti al fine della comprensione: il contesto in cui l’interazione avviene ed il significato personale attribuito all’interazione stessa (quanto il fare quella cosa mi fa sentire diverso e migliore rispetto al non farla).
Rispetto al contesto, di cui parla Bateson, non sembra essere questa la sede, per esigenze di spazio ed accuratezza, per approfondire la complicatissima questione; ci basti solo ricordare quanto la tecnologia web sia diventata, in questo ultimo decennio, un fenomeno di massa, e quanto tale fenomeno si leghi intrinsecamente alle regole sociali ed alla cultura del luogo fisico del fruitore. Il fenomeno degli Hikikomori in Giappone (considerato da molti come la prima internet addiction) ne è testimonianza diretta.
Concludendo, si può intendere l’internet addiction come un tetto sotto cui convivono differenti fenomeni. Il comune denominatore, la struttura del nostro tetto, nella dipendenza da internet sembra essere, quindi, l’enorme quantità di tempo impiegato nella costruzione di esperienze e relazioni che ci facciano sentire meglio, e migliori, attraverso media assolutamente differenti per struttura e regole.
immagine di a Marie 16