Autore Luca Boccassi
Il tema delle sostanze stupefacenti è un tema complicato; a volte ludico, a volte eversivo e deviante, a volte difficile, altre volte drammatico.
La rubrica in buona Sostanza nasce dall’esperienza decennale, di chi scrive, nel campo della riabilitazione in tema di tossicodipendenza. L’intento è, da un lato offrire una prospettiva critica sullo stesso concetto di droga, dall’altro proporre al lettore un approfondimento su alcune sostanze, una sorta di prontuario sintetico e fruibile. Non avendo pretesa di aggiungere novità al già vasto argomento, mi muove la spinta ad incuriosire il lettore; parafrasando Franco Fortini, scrivere non muta nulla, ma scrivi.
Secondo le statistiche dell’EMCDDA (European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction) effettuate nell’anno 2011, in Italia il 32% della popolazione tra i 15 ed i 64 anni ha fatto uso di cannabis una tantum nella vita, il 7% di cocaina, il 3,2% di amfetamine ed il 3% di ecstasy. Il 6,9% della popolazione adulta ha usato cannabis nell’ultimo mese ed il 1,1% cocaina (primato in Europa). In Italia il numero dei consumatori “nell’ultimo anno” di cannabis è passata dal 9.2% del 2001 al 20.3% nel 2008. Dal 2001 al 2005, sempre in Italia, è sensibilmente aumentata la percentuale di coloro che hanno fat- to uso di cocaina nell’ultimo anno passando dall’1.7% al 3.2%. L’Italia resta il quarto Paese della UE per consumo di cocaina ed è in testa per quanto riguarda il consumo di oppiacei; circa 216 mila persone con questo tipo di problema. Secondo il Sole 24ore nel 2015 in Italia si stimano circa 6,2 milioni di consumatori di sostanze psicoattive per un giro d’affari traducibile in circa 22,5 miliardi di euro annui. Secondo l’indagine già citata, effettuata dall’ EMCDDA nel 2011, in Italia circa 393000 persone sarebbero dipendenti da una droga; una percentuale del 10 per mille della popolazione totale.
Ma siamo sicuri di intenderci quando utilizziamo la parola “droga”?
Il termine droga viene utilizzato genericamente per indicare qualsiasi sostanza capace di alterare gli equilibri dei livelli diversi, ma interconnessi, del nostro essere: Biologico, Psicologico, Sociale.
Tutte le sostanze psicoattive (sostanze che intervengono sui processi psichici) agiscono a livello del sistema nervoso centrale (SNC).
Le sostanze psicoattive agiscono inibendo, stimolando o distorcendo il rilascio dei neurotrasmettitori,
sostanze biochimiche prodotte ed utilizzate dalle cellule nervose e responsabili della trasmissione degli impulsi nervosi. In generale gli effetti delle sostanze dipendono dal tipo, dalla quantità, dalla via di somministrazione e dalla capacità dell’organismo di metabolizzazione. Le droghe sono presenti in tutti i periodi della storia ed in tutte le regioni geografiche.
Secondo ricerche recenti sembrerebbe che gli animali stessi si cibino di erbe particolari allo scopo di ottenere effetti desiderati. Una differenziazione tra le divere sostanze proposta in letteratura si basa sugli effetti ricercati e generalmente prodotti. Si distingue quindi tra le cosiddette droghe “SU” (ad effetto attivante), tra le quali Cocaina, Caffeina, Amfetamine, Metamfetamine (Ectasy) e droghe “GIÙ” (ad effetto sedativo), tra le quali Oppio e derivati, Stupefacenti non oppiacei, Ipnotici e barbiturici, Alcool, Marijuana, Sostanze inalanti ed altre. Esiste tuttavia una casistica reale in cui l’effetto atteso della sostanza non si presenta lasciando il posto al suo contrario; ad esempio, un effetto attivante ed energizzante dell’eroina piuttosto che sedativo. L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce droga qualsiasi sostanza in grado di causare: tolleranza (capacità di sopportare sempre maggiori quantità di sostanza tossica), assuefazione (diminuzione dell’effetto a parità di quantità), dipendenza (necessità di aumentare la dose per evitare l’astinenza). La definizione dell’OMS è tanto chiara quanto, in parte, aleatoria.
Comunemente si utilizza il discrimine tra sostanze psicoattive illegali(definite genericamente droghe) e quelle legali.
L’alcol e la nicotina, che provocano dipendenza, tolleranza, assuefazione ed astinenza, non si considerano droghe. La cannabis non dà dipendenza, ha una scarsa tolleranza e non provoca astinenza; viene considerata una droga. Il Prozac e l’ecstasy(MDMA) agiscono entrambi, a livello cerebrale, sulla ricaptazione della serotonina; uno è un farmaco, l’altro una droga. Il caffè fu per anni proibito per i suoi effetti stimolanti sia nel mondo musulmano che in Italia (fu il Papa Clemente VII che, assaggiandolo e trovandolo buono, sdoganò la sostanza dall’appellativo di “bevanda del diavolo”). La cocaina ed i suoi derivati venivano utilizzati per i loro effetti, sino a buona parte del secolo scorso, da intellettuali, papi, studiosi e scienziati. L’oppio era considerato una panacea per ogni male. La cannabis una medicina divina. Lsd è stato usato a lungo in psicoterapia nel trattamento della schizofrenia ed altri disturbi psichici.
Secondo Stefano Canali, l’idea di droga, il concetto di abuso di sostanze e tossicodipendenza e conseguentemente gli effetti sociali, psicologici e infine biologici dell’uso delle droghe, sono legati indissolubilmente ad elementi di tipo culturale e morale almeno tanto quanto (se non in misura maggiore) ad elementi di tipo chimico-farmacologico.
Gli effetti acuti e cronici delle droghe sono estremamente variabili tra individui diversi e per gli stessi individui nel tempo. Parlando di consumo di sostanze, variabili fondamentali sono il contesto di assunzione ed uso e le finalità e le aspettative legate al consumo. Entrambe queste variabili sono determinate da elementi di tipo socio-culturale. La domanda di mercato delle sostanze psicotrope, del tipo di sostanza psicotropa, si lega strettamente al clima culturale del periodo, ai valori dominanti, e segue le richieste, in termini di prestazioni psicofisiche e comportamentali, che la società pone ai singoli individui.
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